| La gente in giro a quell'ora era poca, di solito. Clove preferiva mangiare in fretta, in modo tale da potersi aggirare per la scuola indisturbata, mentre gli altri alunni terminavano i loro pasti. Ce la stava mettendo tutta per socializzare. Ma era qualcosa di non adatto a lei. Non sapeva, o tanto meno aveva mai saputo, come piacere alla gente. Di solito era abituata ad essere etichettata come la "figlia di suo padre", un barista perennemente brillo e non esattamente... acuto, per così dire, anche se probabilmente quest'ultima era una condizione impostagli dal dopo-sbornia. Di conseguenza lei stessa veniva considerata come un soggetto da evitare, nella maggior parte dei casi o, a volte, veniva addirittura osservata con una certa compassione. Detestava la compassione. Era qualcosa di non adatto a lei o alla sua situazione. La compassione era qualcosa che si poteva rivolgere a qualcuno che era caduto, ma che non era più in grado di rialzarsi. Lei invece si reggeva benissimo sulle sue gambe, ed andava avanti, sempre. Era in grado di fare una moltitudine di cose in cui era un vero portento, ma quella semplice azione, quel "fare amicizia", le era del tutto estranea. Forse era solo quella che si definisce, senza mezzi termini, una sociopatica. Be'...pazienza.
Così quel giorno si trovava lì in cortile, col naso all'insù ad osservare la sua piccola Wrath che volteggiava in cielo. Doveva ammettere che il loro rapporto era davvero migliorato, nelle ultime settimane, ed adesso Clove era in grado di capire esattamente le esigenze del volatile. Mentre osserva il cielo azzurro, costellato da una miriade di bianchi e soffici batuffoli, Clove si sorprese ad osservare esterrefatta qualcosa in particolare. Era solo un'altra semplicissima nuvola. Ma allora perché la incantava tanto?
|